Il 21 gennaio dell’anno scorso, a seguito di alcune riunioni incentrate sulla realtà delle biblioteche cittadine, abbiamo proposto all’Ateneo Veneto un incontro di riflessione e di dibattito sugli istituti di ricerca a Venezia (Biblioteche, Archivi, Fondazioni, con amministrazioni differenti), con l’intento di rilanciare la funzione di questi luoghi in relazione alla vocazione di Venezia come centro di produzione culturale internazionale, anche nella convinzione che questa sia una delle vie da percorrere per consentire alla città di uscire dal soffocamento che la monocultura turistica degli ultimi anni ha prodotto ( https://ytali.com/2022/01/20/studiare-a-venezia/ ).
Quel giorno si videro riuniti qui a parlare come non si faceva da tempo i rappresentanti di molte istituzioni mettendo a fuoco potenzialità, risorse e criticità (si può seguire in https://ytali.com/2022/01/22/studiare-a-venezia-le-ragioni-dellincontro/).
È stato un incontro importante e l’Ateneo ci ha spinto a proseguire questo percorso: sarebbe molto proficuo che ogni anno si potesse riflettere sulla politica culturale della città, una sorta di “Stati generali della cultura,” al fine di stimolare i singoli istituti a creare reti e collaborazioni in modo da affrontare con più risorse sia di analisi e di prospettiva, individuando inoltre comuni strategie economiche che consentano di affrontare la complessità del quadro attuale e futuro.
Abbiamo quindi pensato di dedicare un incontro di riflessione e battito al tema dei musei e della loro governance in una città come Venezia (ma questo succede anche nelle altre città d’arte) in cui il turismo rischia di produrre una distorsione dell’offerta e della richiesta, una banalizzazione per un pubblico che ormai è difficile individuare, poiché divenuto assai eterogeneo.
Anche in questo caso l’orizzonte della ricerca e dello studio rimane centrale e si è voluto rimarcarlo nel titolo del secondo appuntamento che rimane collegato al tema con cui si è dato inizio al percorso. Merita infatti ricordare che la nuova definizione di “Museo” approvata da ICOM (International Council of Museums) nel 2022, pone la ricerca come premessa indispensabile all’attività di tali istituti (collezionare, conservare, interpretare ed esporre).
Il focus di Studiare a Venezia.2 ha voluto prestare attenzione a un’ulteriore finalità ad essa associata: la partecipazione delle comunità alla gestione del patrimonio culturale materiale e immateriale, sancita dalla Convenzione di Faro e sostenuta anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Infatti l’educazione al valore culturale sempre più si vuole inserita in un contesto di valorizzazione sociale più ampio e dirimente, in cui il patrimonio culturale deve dialogare con le comunità di riferimento attraverso nuove prospettive di interpretazione dell’intero settore, per incentivare la partecipazione dei cittadini alle pratiche di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali materiali e immateriali, superando l’effimero consumo a uso turistico.
Emerge pertanto la necessità che i musei siano sostenuti da una “visione” e da un’attenta analisi del loro contesto e ruolo (che rientra per l’appunto nell’attività di ricerca), specie in relazione all’avvenuta trasformazione e crescente differenziazione dei fruitori, particolarmente evidente nelle città d’arte, che obbliga ormai a parlare di “pubblici” e non di pubblico dei musei, esito della complessità della società in costante mutamento. Il museo si trova dunque da un lato a partecipare a un vasto processo di democratizzazione della cultura, mentre dall’altro è chiamato a riaffermare, rinnovandole, le sue funzioni fondamentali. Al tempo stesso, ineludibili esigenze di sostenibilità, lo invitano a contenere le risorse e a condividere con altre istituzioni progetti e iniziative.
È pertanto evidente che tale sfida, richiesta da questi mutamenti e dall’esigenza di rinnovare la missione del museo, non si può che affrontare con competenze e leadership delle direzioni all’altezza dell’impegno, a cominciare dalla figura del direttore. Non a caso la riforma del Ministero della Cultura del 2014 ha sottolineato proprio questa cruciale esigenza; va sottolineato tuttavia come un simile processo di consapevolezza non sia stato colto appieno dalle amministrazioni locali: la ricezione tali istanze è stata per lo più selettiva e parziale, sovente ignorando la criticità insita nella breve durata degli incarichi dirigenziali, assai diffusa nelle scelte locali.
Parte dell’incontro è stato pertanto dedicato specificatamente al tema della formazione delle direzioni necessarie al loro funzionamento, e ai modelli di gestione e governance, a partire da alcune esperienze di riferimento: quella di un museo nazionale autonomo di primo livello quale le Gallerie dell’Accademia di Venezia, che ha evidenziato le opportunità e le sfide intraprese avviando un’ampia disponibilità di incontro e offerta sul territorio, diretta a differenziate tipologie di persone e associazioni; a seguire è stato illustrato il percorso della Fondazione Musei di Brescia, assai interessante avvenuto anche attraverso il dialogo tra soggetti privati e pubblici, cruciale nella gestione di organismi complessi com’è il caso delle fondazioni culturali. Infine è stato esaminato il caso veronese che ha portato alla creazione della Direzione Musei Civici di Verona. In controtendenza rispetto alla brevità degli incarichi generalmente banditi, proprio per assicurare la continuità di gestione dell’importante rete museale civica, a Verona si è preferito affidare un incarico dirigenziale a tempo indeterminato, individuando la figura più idonea alle competenze necessarie attraverso un concorso che di recente è stato espletato.
Entrambi gli esempi rappresentano forme diverse dimostratesi virtuose di gestione del patrimonio museale in due dinamiche realtà cittadine, proiettate nel territorio.
Percorsi, modelli, analisi sull’esperienza delle fondazioni: molte e preziose sono state le riflessioni emerse nell’incontro che possono essere di stimolo alle future e indispensabili scelte della Fondazione MUVE, attualmente priva di una dirigenza con competenze internazionali rispetto al suo patrimonio e all’impegno che deve assolvere. Tale vuoto, risolto provvisoriamente con la frammentazione delle funzioni direzionali tra più figure, ha suscitato notevoli perplessità da parte del mondo culturale, anche estero, espresse mesi fa in un appello a cui hanno aderito circa cinquecento tra esperti, conoscitori e cittadini interessati e pubblicato sulla rivista Ytali, che ospita anche questo intervento e che ha ampiamente dato spazio a questi temi (https://ytali.com/2022/08/02/il-nuovo-direttore-dei-musei-sia-scelto-con-selezione-pubblica-un-appello/).
Ci auguriamo pertanto che ciò che emerso dall’incontro sia accolto dall’amministrazione comunale, in quanto utile a una più aggiornata valutazione dei percorsi opportuni al fine di giungere alla definizione del modello di governance più adeguato alla realtà dei Musei Civici veneziani.
Tiziana Plebani
Paola Marini
Massimiliano Zane
Giuseppe Saccà